“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello
speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato
ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di
piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in
uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che uscirà invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o
rimandata, a vostro piacimento.
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Il pezzo di oggi è da considerarsi una piccola digressione su quanto scritto en passant
nell’articolo pubblicato lunedì scorso. Accennando al lavoro dell’antropologo francese
Claude Lévi-Strauss, scrissi che l’atto di cuocere il cibo, di provenienza animale o vegetale
che fosse, aveva affrancato l’uomo dalla natura e che la cottura aveva creato il solco tra la
società primitiva a quella moderna.
Occorre però sottolineare che l’uomo moderno è andato ben oltre il semplice
affrancamento dalle rigide leggi della natura: oggi è in grado di poter disporre a piacimento
sia del cibo necessario al suo sostentamento sia di quello in grado di soddisfare un
piacere decisamente effimero come quello della gola. Tutto ciò grazie a un sistema che di
naturale ha evidentemente ben poco.